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Titel
Paysans des Alpes. Les communautés montagnardes au Moyen Âge


Autor(en)
Carrier, Nicolas; Mouthon, Fabrice
Erschienen
Rennes 2010: Presses Universitaires de Rennes (PUR)
Anzahl Seiten
420 S.
Preis
URL
Rezensiert für infoclio.ch und H-Soz-Kult von:
Rachele Pollini-Widmer

Nicolas Carrier e Fabrice Mouthon si sono cimentati nella sintesi della storia delle comunità alpine nel Medioevo. Il libro nasce dalla necessità di scrivere una monografia sulle comunità montane dell’intera regione alpina, finora mancante. Per secoli, gli storici hanno considerato le Alpi «fuori dalla storia», o che «i montanari hanno una storia, di cui sono gli spettatori passivi» (p. 7). In questi ultimi decenni la storiografia ha fortemente ampliato il suo campo d’indagine, e tuttavia le ricerche sulla storia alpina evidenziano un panorama ancora molto frammentario a livello generale. I due autori partono dalle proprie ricerche sulle Alpi occidentali e meridionali e indagano tutti gli aspetti delle comunità alpine da molteplici punti di vista, confrontando le loro conclusioni con quelle dei numerosi autori che si sono occupati delle regioni orientali e settentrionali delle Alpi. L’obiettivo era quello di verificare le infinite rassomiglianze e diversità tra le regioni e riconoscere le forme di dialogo e integrazione (economica, politica, istituzionale) su scala più ampia. Il lavoro, distribuito in dieci capitoli, è corredato da un’indice dei nomi propri e di luogo e da un apparato di quattro cartine delle regioni alpine.

I primi due capitoli offrono uno sguardo introduttivo sul territorio alpino (la percezione che ne avevano gli uomini medievali, la morfologia e il clima) e affrontano la storia delle Alpi fino all’anno Mille, soffermandosi sull’epoca della cristianizzazione (iniziata già nel III secolo e diffusasi nelle valli nei sec. VII e VIII con l’arrivo degli alamanni), sulla nascita delle strutture amministrative e sulla formazione delle signorie feudali. Le Alpi si presentano come un mondo civilizzato all’interno del quale le popolazioni si spostano tra pianura e montagna.

Il terzo capitolo considera l’occupazione della montagna dall’XI al XIV sec. e l’importanza di monasteri e signorie locali, mostrando come i veri pionieri della conquista delle Alpi furono i contadini e gli allevatori che dagli incolti ricavarono molti alpeggi mediante il taglio degli alberi, l’incendio dei boschi e il dissodamento. Tra i grandi protagonisti di queste imprese, in particolare nelle alte vallate, sono ampiamente citati i Walser, che si spostarono alla ricerca di nuovi territori oppure vennero chiamati da vescovi e laici a colonizzare i propri (molti toponimi nei pressi di insediamenti walser contengono la parola Wald ). Tra il 1200 e il 1350 le stazioni degli alpeggi divennero permanenti, s’instaurò la cultura dell’erba e del bestiame bovino. Lo sfruttamento intensivo degli alpeggi creò conflitti per il dominio del territorio e si moltiplicarono anche le lotte tra comunità, monasteri e signorie laiche.

I tre capitoli centrali (IV, V e VI) si occupano della nascita delle comunità come soggetti della politica, della loro uscita dall’ombra, della nascita delle parrocchie e delle confraternite religiose e della struttura familiare, sociale ed economica nei sec. XIII e XIV. La società agricola nell’XI sec. cominciò ad avere la capacità di organizzarsi con il favore del potere superiore che fino al XIV sec. non fu sempre scontato, e cercò di ottenere qualche margine di indipendenza eleggendo i propri rappresentanti. Nel XII sec. compaiono i termini di universitas e comunitas: furono, in particolare, le comunità di valle a unirsi in “università” per sfruttare meglio il territorio. Anche il potere signorile si evolse e con il tempo nelle Alpi si formarono dei veri e propri Stati (principati e ducati come il Delfinato e la Savoia). I prìncipi introdussero la propria amministrazione nelle vallate, le tasse e le imposte vennero sempre più codificate. In alcuni casi le comunità ottennero l’esonero dal pagamento dei tributi, mentre le difficoltà della vita alpina furono talvolta usate quale strumento per abbassare le tasse.

A livello locale la parrocchia è l’istituzione alla base dello sviluppo di strutture comunitarie. Grazie al buon andamento economico, nei secoli XIII e XIV si costruirono molti edifici sacri presieduti da propri prelati. Il mantenimento di chiese e curati era a carico della comunità o era finanziato da lasciti testamentari o da donazioni. I beni immobili dei lasciti venivano investiti (locazioni di campi, di mulini o di altre strutture) e i proventi usati dai curati. La funzione dei preti nei villaggi, oltre a essere spirituale, era anche di natura civile, in quanto facevano da tramite tra popolo, alto clero e prìncipi anche per le questioni finanziarie.

La struttura della famiglia viene indagata da diversi punti di vista: le tradizioni e i rituali dei matrimoni, le questioni giuridiche, l’emancipazione dei figli, la creazione di un nuovo nucleo familiare oppure la coabitazione tra generazioni (molto frequente nel Medioevo), infine le differenti situazioni che si venivano a creare alla morte del capofamiglia per le vedove e per la divisione dell’eredità.

Nel VII capitolo vengono esaminate l’organizzazione delle risorse naturali e l’integrazione nell’economia europea. Dapprima vengono indagati i sistemi di coltivazione, le colture, l’utilizzo di canalizzazioni per l’irrigazione e per il funzionamento di opifici (segherie, mulini, magli, …) e i relativi diritti d’acqua detenuti dalle signorie. Poi vengono considerate altre risorse importanti, quali il bosco che offriva la materia prima per le opere di carpenteria, il riscaldamento, la lavorazione della calce, la produzione del carbone da legna, la realizzazione di stoviglie, posate, assi, manici, contenitori, botti o attrezzi per la raccolta di noci, pigne, castagne e altri frutti. La caccia, altro tema legato alla montagna, era un diritto signorile, ma a seconda delle regioni anche i paesani ebbero facoltà di praticarla (marmotta, orso, camoscio, stambecco, cinghiale, …). La carne, pasto regolare per alpigiani e pastori, venne a volte usata in cambio di cereali provenienti dalle pianure. Gli alpi e l’oro verde erano sfruttati da metà XII sec. – a livello comunale dai paesani o da consorzi – ed erano gestiti secondo regole ben precise e codificate (periodi di alpeggio, numero dei capi e tipo di bestiame, …) con tanto di funzionari e organi di controllo.

I capitoli VIII e IX mostrano come le comunità rurali ottennero la maturità politica necessaria a costituire delle confederazioni capaci di essere riconosciute come partner dai poteri signorili. Le comunità, dotate di propri regolamenti approvati dal potere signorile, potevano partecipare alla bassa giustizia e avevano funzionari incaricati di sanzionare ad esempio l’abuso in materia di pasture e di taglio degli alberi.

L’ultimo capitolo propone diverse tematiche, una in particolare legata alle regioni confederate. Una parte infatti è dedicata alle valli Leventina e Blenio nel contesto del dominio lombardo e altri due settori considerano le regioni del Vallese e dei Grigioni come esempi di federazioni autonome.

Centrato prevalentemente sulle Alpi francesi, il lavoro di Carrier e Mouthon risulta non solo di piacevole lettura ma si presenta anche come un ottimo strumento di lavoro, innanzitutto per il fatto di comparare le varie regioni alpine, evidenziandone somiglianze e differenze. L’analisi delle comunità in relazione a condizioni geografiche e climatiche, a enti ecclesiastici, prìncipi, signorie locali, contesti sociali e rapporti tra comunità consente al lettore un’estesa conoscenza del mondo alpino medievale, permettendogli di stabilire dei paragoni diretti tra le differenti aree linguistiche e culturali e, nel contempo, di intuire le peculiarità delle varie regioni geografiche. Non mancano esempi riferiti a singole località, che offrono una percezione tangibile degli argomenti esposti in modo generale.

Nel libro, tuttavia, manca un approfondimento sul tema delle vie di comunicazione attraverso i valichi alpini (il tema è trattato qua e là a livello locale), mentre viene sviluppato quello dei percorsi relativi alla transumanza. Le complesse terminologie e i lemmi medievali sono spiegati in modo semplice, evitando al lettore di dover ricorrere a strumenti ausiliari; inoltre, in alcuni casi, sono presentati anche i termini specifici usati nelle varie regioni geografiche e linguistiche. Per le tematiche più importanti e più complesse (come ad esempio la nascita delle vicinanze) gli autori propongono alcuni riassunti accanto a elementi di riflessione e proposte di studio, completando l’opera con un amplio e aggiornato apparato bibliografico.

Citation:
Rachele Pollini-Widmer: Recensione di: Nicolas Carrier, Fabrice Mouthon: Paysans des Alpes. Les communautés montagnardes au Moyen Âge, Rennes, Presses Universitaires de Rennes, 2010. Prima pubblicazione in: Archivio Storico Ticinese, Vol. 152, pagine 335-337.

Redaktion
Veröffentlicht am
28.05.2013
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Die Rezension ist hervorgegangen aus der Kooperation mit infoclio.ch (Redaktionelle Betreuung: Eliane Kurmann und Philippe Rogger). http://www.infoclio.ch/
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