A. Ganda: L’umanesimo in tipografia

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Title
L’umanesimo in tipografia. Alessandro Minuziano e il genero Leonardo Vegio editori e stampatori (Milano, 1485-1521)


Editor(s)
Ganda, Arnaldo
Published
Roma 2017: Edizioni di storia e letteratura
Extent
495 S.
by
Massimiliano Ferri

Gli studi sull’origine e sullo sviluppo dell’attività tipografica a Milano hanno conosciuto in questi ultimi decenni una particolare fortuna grazie alle ricerche condotte da Arnaldo Ganda, al quale si deve tra l’altro il merito di aver indicato in Filippo Cavagni da Lavagna il primo tipografo ad essere stato attivo nella città ambrosiana nel Quattrocento. Ora, dopo questa significativa scoperta, Ganda aggiunge un altro fondamentale tassello alla storia della tipografia milanese presentando una monografia su Alessandro Minuziano, umanista, editore e stampatore d’origine foggiana, vissuto a Milano tra il 1485 e il 1521. Il volume si struttura in tre parti: il saggio vero e proprio; la trascrizione integrale di duecento documenti inediti reperiti dall’autore nei fondi Sforzesco, Famiglie, Autografi e specialmente nel Notarile (che custodisce senza dubbio un’inesauribile quantità di notizie per gli studiosi) conservati presso l’Archivio di Stato di Milano; gli Annali editoriali e gli Annali tipografici di Alessandro Minuziano e di Luigi Vegio o Vecchio.

Dell’umanista milanese d’adozione si sono occupati nel Settecento e nell’Ottocento alcuni studiosi italiani francesi e tedeschi, il cui intento è stato soprattutto quello di catalogarne le edizioni; in tempi più recenti il filologo Carlo Dionisotti gli ha dedicato un saggio che mette in luce le relazioni con altri umanisti, mentre nel 2010 Paolo Pellegrini ne ha curato un profilo biobibliografico edito nel Dizionario Biografico degli Italiani. Ganda dunque ha avuto modo di procedere su un terreno in parte già esplorato ma, grazie a un lungo e paziente spoglio di atti d’archivio, il suo lavoro presenta dati nuovi sulle vicende personali e soprattutto su quelle professionali di Minuziano, offrendo una visione a tutto tondo della sua vita. Nel contempo egli contribuisce a colmare almeno parzialmente la carenza di informazioni relative a Leonardo Vegio, un sensale monzese, che sposa una delle figlie di Minuziano e che per alcuni anni lavora nell’officina di proprietà del suocero per dedicarsi successivamente al commercio di libri.

Alessandro Minuziano non è stampatore di professione: egli prima di tutto è un insegnante (è il precettore dei figli del primo segretario ducale Bartolomeo Calco, quindi assume la docenza nelle scuole pubbliche di Milano con decreto del 1490 di Ludovico Sforza) e tale resterà per tutta la vita. Questa circostanza tuttavia agevola il suo esordio in campo editoriale, che intraprende per fare in modo che gli allievi dispongano dei testi latini per seguire le sue lezioni. Con la pubblicazione nel marzo1486 di Orazio inizia l’avventura di Minuziano, che Ganda ripercorre passo passo mettendo in luce gli aspetti legati ai patti tipografici, all’assunzione di personale qualificato che lavora a pieno regime nella stamperia sita al primo piano della sua abitazione a Porta Nuova in Carrobbio, all’acquisto di carta di ottima qualità. Oppure quando traccia il network dei librai e degli editori milanesi e di altre località italiane che sono in costante dialogo con Minuziano, o quando richiama l’accorto stratagemma di inserire nei volumi le dediche indirizzate ad alti funzionari francesi al fine di godere della loro protezione e di preservare la sua cattedra. Questa preoccupazione è una chiara spia del fatto che egli non ha mai ritenuto necessario consacrare troppo tempo e troppe energie all’impresa tipografica, soprattutto nel momento in cui tra il 1500 e il 1506 all’insegnamento affianca la ben più prestigiosa carica di notaio dei Dodici di Provvisione. Nondimeno l’azienda che Minuziano considera con sufficienza è destinata a rivelarsi negli anni seguenti una fonte di introiti non indifferente per far fronte alle difficoltà economiche e alle crescenti ecessità della famiglia, in particolare in occasione della costituzione delle doti delle quattro figlie.

Ma le vicende dell’iniziativa promossa dall’umanista svelano anche un altro aspetto degno di nota: la tipologia dei libri stampati e il loro finanziamento. Se sul finire del Quattrocento Minuziano agisce come editore sottoscrivendo i volumi e pubblicando opere poco impegnative come i classici latini, che sono facilmente commerciabili e non richiedono l’impegno di ingenti somme di denaro, la situazione evolve all’inizio del Cinquecento. Con il nuovo secolo egli figura come stampatore e la sua opera si distingue presto per l’eleganza dei caratteri e la leggibilità del testo. È in questo momento che la produzione si diversifica: stampa a proprie spese o con l’intervento di uno o più finanziatori (nella fattispecie banchieri ed editori-librai) a seconda dell’entità dei capitali necessari a realizzarle. Inoltre lavora su commissione per le istituzioni civili ed ecclesiastiche, una condizione che non lo pone al riparo dalla spiacevole sorpresa del caso di insolvenza che si verifica con i carmelitani, che gli arreca una significativa perdita. Nel 1506, in un momento di particolare difficoltà finanziaria Minuziano, intuendo le potenzialità di abile faccendiere di Leonardo Vegio, favorisce l’ingresso nella tipografia del genero perché agevoli la pubblicazione di titoli commissionati al fine di conseguire guadagni sicuri senza esporre a ulteriori danni le risorse della famiglia. In seguito deve a Vegio, all’indomani della sua nomina a conduttore della tipografia, la pubblicazione di libri non solo di nicchia ma che si rivolgono a un maggior pubblico.

In un mercato librario rischioso e dai profitti incerti come quello d’inizio Cinquecento, Minuziano si distingue per la particolare cura delle stampe, nelle quali inserisce la novità della punteggiatura introdotta da Aldo Manuzio, nonché per quello spirito spregiudicato che lo induce ad appropriarsi senza molti scrupoli delle fatiche altrui quando vi intravede promettenti guadagni, come puntualmente accade nel 1516 con il Canzoniere di Petrarca edito da Manuzio e nel 1517 con gli Annali di Tacito editi da Beroaldo, che suscitano delle accese dispute per plagio.

La lettura piacevole e a tratti ironica del volume di Ganda dispensa un’incredibile mole di preziose informazioni relative ai primordi dell’editoria milanese e al variegato mondo che gravita attorno ad essa, dalle quali è possibile trarre spunti per intraprendere nuove fruttuose ricerche.

Zitierweise:
Ferri, Massimiliano: Rezension zu: Ganda, Arnaldo: L’umanesimo in tipografia. Alessandro Minuziano e il genero Leonardo Vegio editori e stampatori (Milano, 1485-1521) Roma 2017. Zuerst erschienen in: Archivio Storico Ticinese, 2018, Vol. 164, pagine 163-164.

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Archivio Storico Ticinese, 2018, Vol. 164, pagine 163-164.

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